Il saggio “Il sole di passepartout. L’altra faccia del denaro, misura di tutte le cose” (Chiaredizioni, con prefazione di monsignor Bruno Forte) è stato presentato nel corso dell’83esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro”. Ospiti l’autore Rossano Orlando (giornalista e scrittore) e Simone Dal Pozzo, avvocato, già sindaco oggi consigliere comunale a Guardiagrele (Chieti).

Fina ha sottolineato del lavoro il suo essere “un insieme di riferimenti letterari, musicali, culturali, attorno al tema del denaro”. La pubblicazione è stata sostenuta lo scorso dall’amministrazione comunale di Guardiagrele, allora guidata da Dal Pozzo, che ha ricondotto la scelta innanzitutto “al forte riferimento a Giacinto Auriti, giurista nato proprio nella nostra cittadina. La sua era un’utopia, l’idea di una giustizia sociale fondata sul fatto che ogni cittadino è proprietario della moneta, non debitore. Quella dell’ideazione del Simec è stata una vera e propria epopea, fondata sull’affermazione che il valore del denaro deriva dal fatto che i consociati accettano che sia uno strumento di scambio. Nel 2000 nel suo palazzo istituì un borsino che consentiva di cambiare le lire in Simec, che aveva un valore doppio rispetto alla lira. Ci fu l’adesione di molte attività commerciali e cittadini. Tutto terminò con il sequestro della Guardia di Finanza. Il messaggio di giustizia sociale oggi rimane, dovremmo prenderlo sulle nostre spalle”. Dal Pozzo definisce il lavoro di Orlando “un’opera enciclopedica per la ricchezza di riferimenti, da cui emerge un messaggio di fiducia per il futuro: bisogna rimettere la persona al centro e in questo senso possiamo dire con ottimismo che qualcosa si è mosso”.

Sul suo libro l’autore ha detto che nasce dalla volontà di “celebrare i venti anni dalla nascita del Simec, con cui Auriti sfidò con le proprie risorse uno dei poteri più forti, quello della Banca centrale. Non potevo non tenere conto delle due crisi globali che si sono abbattute su di noi negli ultimi dieci anni. Monsignor Forte ne individua le cause nella grande menzogna, che ha permesso a chi non poteva di indebitarsi, e nella grande presunzione ci ha portato alla debolezza con cui abbiamo affrontati la pandemia, smantellando lo stato sociale”. Per Orlando “oggi tutto quello che facciamo e pensiamo lo finalizziamo al denaro. Nato come uno strumento è diventato il fine della nostra vita. Vorrei cogliere anch’io una speranza racchiusa nella possibilità che si crei un nuovo umanesimo che ponga la solidarietà come antidoto per battere le nuove povertà. L’ostacolo si trova nelle mancate risposte della politica alle esigenze che ci sono oggi, anche se percepisco un’inversione di tendenza. Dobbiamo in ogni caso riacquistare il senso della misura, darci una linea di condotta per recuperare i veri valori che abbiamo perduto, tracciare una linea oltre il quale non si può andare”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.