Nella 106esima puntata della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro”, è stato presentato il libro di Massimo Adinolfi (professore ordinario di filosofia teoretica all’Università Federico II di Napoli ed editorialista) “Problemi magnifici. Gli scacchi, la vita e l’animo umano” (Mondadori). Michele Fina ha incontrato l’autore assieme al giornalista e autore televisivo Francesco Cundari.

Fina ha detto: “Abbiamo visto in tanti la serie televisiva ‘La regina degli scacchi’, ben realizzata, un fenomeno di costume. Questo libro parte da lì, anche cogliendone alcune contraddizioni. Una peculiarità degli scacchi è quella di produrre rispetto ad altri giochi magnifica letteratura. E’ il gioco più difficile che esiste, ma in cui è fondamentale la concentrazione sull’avversario e la considerazione e l’influenza degli elementi circostanti”.

Cundari ha sottolineato: “Di questo libro mi ha colpito ciò che si legge già nel titolo, un’apparente contraddizione, il cui spirito si può applicare anche agli scacchi: in fondo a cosa servono nella vita? Parla di filosofia, di scacchi e anche di arte contemporanea. Emerge spesso il dubbio sulla serietà e sulla concretezza di questi argomenti, ci sono molti ciarlatani. Su che base Adinolfi sostiene che gli scacchi sono profondi?”, ha chiesto dando lo spunto all’intervento dell’autore, che ha spiegato: “In questi giorni sono nelle scuole in cui parlo di filosofia anche a ragazzi che non l’hanno mai studiata, è un progetto in cui sono coinvolto assieme a uno scienziato. Tra gli esempi e le argomentazioni che faccio c’è celebre scena di Totò in cui chiede: ‘Per andare dove dobbiamo andare dove dobbiamo andare?’. La definisco una splendida domanda filosofica che somiglia alla proposizione di Parmenide sulla filosofia: ‘L’essere è e non può non essere’. Questo per dire che spesso il più alto si confonde con il più basso, non esiste in filosofia un protocollo che consenta di tirare una linea e discriminare l’alto dal basso. La profondità degli scacchi sta nell’elevato numero di varianti, e non è trascurabile considerare che il modo in cui io gioco non può essere lo stesso dei computer, che a loro volta giocano diversamente”.

Descrivendo il libro, Adinolfi ha detto che è “difficile da catalogare, non è precisamente un libro di scacchi come li scrivono gli scacchisti e di filosofia come li scrivono i filosofi. Nelle mie intenzioni si può leggere anche tra diversi anni. Ogni capitolo ha un problema specifico dal punto di vista della filosofia, domande determinate alle quali provo a rispondere.  Ho rinunciato agli scacchi per studiare filosofia, con questo libro provo a cucire lembi della mia vita. Gli scacchi non sono come la vita ma giocando a scacchi e vivendoli qualcosa della vita si può capire”.

Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).

La registrazione del dialogo è disponibile qui.