“Siamo di fronte ad un testo legislativo confuso, frutto di una sovrapposizione plurima di norme, confluite da più decreti legge”: Lo ha detto il senatore Michele Fina, tesoriere nazionale del Partito Democratico, intervenendo in Aula nell’ambito della conversione in legge del decreto rigassificatori.

Nella parte che riguarda le bollette, Fina ha definito i sostegni “insufficienti. Per quale motivo sono state bocciate le nostre proposte per introdurre crediti di imposta e azzeramento degli oneri di sistema per il settore elettrico, come già previsto in favore del settore gas?”. Il senatore ha anche citato altre proposte avanzate dal Pd e respinte, come “il fondo di 50 milioni per incentivare l’autoconsumo delle piccole e medie imprese” e quelle “a favore degli enti locali per sostenere le spese derivanti dagli aumenti dei costi energetici”.

Quanto alle infrastrutture energetiche, ancora proposte bocciate al Pd, come, ha detto Fina, “il fondo da 800 milioni per il rilancio socio-economico” e il “raddoppio delle le misure compensative destinate alle comunità locali”.  Poi un’occasione mancata, ovvero quella di “dare risposta alle lavoratrici e dei lavoratori impiegati nelle attività connesse al servizio di maggior tutela recentemente oggetto di decisioni del Governo per il passaggio definitivo al mercato tutelato. Sono migliaia quelle lavoratrici e quei lavoratori che oggi, con questo provvedimento avrebbero potuto trovare una risposta alle loro preoccupazioni per il futuro. Sarebbero occorse scelte strutturali che a tante professionalità e ad una intera filiera potessero garantire una soluzione di lungo periodo”.

Mancante nel provvedimento, ha detto Fina, la parte più strategica: “Investire sulle rinnovabili, sulla decarbonizzazione, su una giusta transizione ecologica, su interventi di welfare efficaci contro il caro bollette e su misure per la tutela dei livelli occupazionali connessi al tema energetico. Tutto questo avrebbe potuto contemplare il testo normativo in discussione oggi. Tutto questo invece, nemmeno in parte, trova accoglimento e tutela tra gli articoli e i commi in discussione. Non è un caso: è evidente dal dibattito e dalle discussioni pubbliche di questi giorni quanto le destre estreme stiano scegliendo le politiche green come terreno di scontro, strumentalizzando le fasce deboli della popolazione preoccupate dagli oneri della transizione ecologica. Strizzano l’occhio ai negazionisti e rinunciano alla responsabilità verso il futuro. Sta a noi interpretare invece una nuova economia più sostenibile e allo stesso tempo più giusta, che non lasci nessuno indietro e che accompagni ognuno e ognuna salvaguardando diritti, dignità e reddito”.