Sembra passata un’epoca, e almeno in parte è così, quando appena cinque anni fa decidemmo di dare vita all’associazione Transizione Ecologica Solidale (TES). La motivazione nasceva dalla convinzione che in un quadro in cui appariva sempre più evidente la necessità di passare a un modello di produzione più sostenibile fossero indispensabili, oltre alla promozione delle indispensabili politiche ambientali, strategie e interventi altrettanto incisivi per tutelare le fasce di popolazione più vulnerabili. Il rischio, in caso contrario, sarebbe stato quello di innescare fenomeni sociali simili a quelli nati in Francia, con la rivolta dei cosiddetti gilet gialli.

Dicevo che sembra passata epoca: in effetti nel frattempo, appena due anni dopo, arrivò la pandemia a confermarci l’insostenibilità del cammino, in termini di sviluppo, intrapreso fino ad allora; l’Unione europea scelse un imponente piano di risposta tutto fondato sull’ambiente e sulla sostenibilità, e le parole d’ordine del mondo “green” – fino a quel momento patrimonio di un tutto sommato ristretto gruppo di attivisti e movimenti politici – entravano una volta per tutte e in pianta stabile nel dibattito pubblico, a tutti i livelli. Oggi più che mai quindi la transizione ecologica è una necessità, e TES – che nel frattempo è cresciuta e cambiata, dotandosi di un gruppo dirigente nuovo, giovane e dinamico, di cui rimango un affezionato interlocutore – rivendica il merito di averlo segnalato tra i primi ponendo l’attenzione anche sull’aspetto sociale della questione.

A un lustro dalla sua fondazione, TES constata che sono più che mai vivi e pressanti gli argomenti che offrì già dall’inizio del suo cammino all’attenzione dell’opinione pubblica. Il 7 marzo a Roma, presso il Pio Sodalizio dei Piceni in piazza San Salvatore in Lauro, ne discuterà nel dettaglio nell’ambito sei suoi “Stati Generali della Transizione Ecologica”. Si tratta di un evento, come ha dichiarato il direttore di TES Alessandro Paglia, che mira a tenere alta l’attenzione sul tema e a fare rete tra tutti gli attori coinvolti. La transizione implica la revisione alle fondamenta del modello di sviluppo che abbiamo fin qui conosciuto. Esponenti di primo piano del mondo politico, istituzionale, dell’economia del mondo universitario e della ricerca, della rappresentanza sociale, si riuniranno per alzare il livello di ambizione rispetto a questi argomenti. Ci sarà tra gli altri l’intervento del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

Tre i panel di discussione previsti. Il primo sarà dedicato a “Carbon tax per il clima e il lavoro”. Si parlerà tra l’altro della proposta di Carbon border adjustment mechanism e del ruolo di difesa del lavoro insito in questo meccanismo, e del dibattito sulle due questioni più attuali in cui le emissioni di carbonio vengono penalizzate in termini economici (case green, bando delle auto a benzina e diesel). Il secondo panel sarà su “Territori e comunità in transizione”, incentrato su come la transizione impatta sui territori e sui meccanismi che consentono a questi di diventare protagonisti del processo di cambiamento. Infine il panel “PNRR a che punto siamo”, un punto sullo stato dell’arte degli investimenti pre e post pandemia dedicati alla transizione ecologica.

Una discussione a tutto campo quindi, del tutto operativa, per affrontare le diverse sfaccettature di una sfida da cui dipende in larga parte la qualità del nostro futuro.

 

Michele Fina