Nel 103esimo incontro della rubrica “Dialoghi, la domenica con un libro” Michele Fina si è confrontato con Alessandro Grimaldi (direttore della UOC di Malattie Infettive all’Aquila e docente universitario) ed Emanuele Stolfi (professore ordinario di Diritto Romano e Diritti dell’Antichità all’Università di Siena). E’ stato presentato il libro di Stolfi “Come si racconta un’epidemia. Tucidide e altre storie” (Carocci).

Fina l’ha presentato come un “libro scritto durante la pandemia che ne parla e fa lo sforzo di andare indietro nel tempo e raccogliere le voci di poeti e storici su alcuni fatti. L’obiettivo è capire le implicazioni generali e il quadro teorico in cui gli eventi pandemici si iscrivevano. Le epidemie sono nella storia altrettanto frequenti e letali delle guerre, e hanno un rapporto con queste. La pandemia ha generato una risposta dell’Europa, e anche l’esigenza di rimettere la salute al centro. Oggi siamo a un bivio, perché c’è il rischio che questa decada per una nuova corsa agli armamenti”.

Per Grimaldi “nel libro sono messi in evidenza argomenti importanti, il rapporto tra la politica e le epidemie, come si intrecciano con le guerre. I greci sono sempre spunto di riflessioni importanti e oggi quella da fare è che questi autori sono di un’attualità estrema, è evidente il riferimento e l’analogia con situazioni tragiche che osserviamo in Ucraina, o la stretta connessione con la crisi economica. E’ a rischio oggi con la guerra il Welfare State, già provato dalla pandemia, per via delle maggiori spese che ci saranno per le armi, per l’aumento dei costi dell’energia. Le prime vittime saranno i diritti, ne risentirà anche quello alla salute”.

Stolfi ha spiegato di avere progettato il libro “nel corso del primo lockdown di due anni fa. Ero interessato non tanto a confrontare il nostro coronavirus con la peste della Grecia antica o con altri episodi storici e letterari, quanto al tipo di sapere nato attorno alle scene di epidemia, allo spazio importante dato ad esse dalla letteratura antica. Parliamo di storici, poeti e pochissimi medici e tecnici, per giunta in ritardo: occorre aspettarli per oltre mezzo millennio, e solo in parte per i limiti della medicina antica. Importante e rilevante in questo senso la questione politica, il rapporto che emerge tra la peste e il potere. Nel corso della pandemia abbiamo attinto a piene mani dal lessico militare, rischiando di smarrire il significato storico del rapporto tra guerra ed epidemie, molto più forte e intrinseco. Le epidemie scoppiano spesso in un contesto di scontri militari. In Tucidide poi si osserva la simmetria e la congiunzione storica tra gli effetti dell’epidemia e quelli della guerra civile”.

Dalla centesima puntata la rubrica si presenta in veste rinnovata, avvalendosi della collaborazione di Michele Fina con l’attore Lino Guanciale, con Giovanna Di Lello (direttrice del John Fante Festival “Il dio di mio padre”) e con Massimo Nunzi (compositore e direttore d’orchestra, trombettista e divulgatore).

La registrazione del dialogo è disponibile qui.