La triste vicenda degli insulti omofobi rivolti ad un cittadino di Spoltore, in provincia di Pescara, da una docente sua concittadina ci ricordano quanto sul profilo giudiziario e non solo ci sia ancora molto da fare riguardo ai cosiddetti reati di odio. La sequela di insulti rivolti al signor Paci si è protratta per molti mesi, attraverso delle pagine social, anche in seguito all’inaugurazione di una panchina arcobaleno avvenuta nel giugno del 2021 a Spoltore alla presenza dell’allora sindaco insieme a Stefania Pezzopane e Alessandro Zan, primo firmatario del DDL affossato al Senato fra i fischi e gli applausi della destra. In quella occasione lo stesso Zan aveva avuto modo di affermare: “Essere qui oggi è molto importante perché dà il significato di una società che vuole essere inclusiva, che non vuole lasciare indietro nessuno, e di un paese che come dice la Costituzione rimuove gli ostacoli affinché questo sia possibile”.

Ci troviamo di fronte, come ha avuto modo di affermare lo stesso Paci, ad una vera e propria battaglia di civiltà rivolta a tutte quelle persone che ogni giorno vengono fatte oggetto di discriminazione per questioni inerenti all’orientamento sessuale e l’identità di genere.

L’attenzione che si dovrebbe portare alle vite e alle biografie altrui, la cura verso i loro bisogni, passa per il rispetto, la considerazione, l’incitamento all’autodeterminazione, così da consentire a chiunque la realizzazione dei propri sogni, desideri, aspettative. Questo passa anche attraverso la tutela delle differenze, grazie a principi e norme, se necessario. La sentenza che ha condannato l’antropologa Nicolai al risarcimento per le offese rivoltegli ad Andrea Paci ne è un esempio: e continuare a ribadirlo, a battersi perché questo non avvenga più, perché non si sia perseguitati offesi e ingiuriati per chi si ama, per come si ama, è quello che la politica e la società devono fare.

Mi trova, a tal proposito, particolarmente in disaccordo la continua distinzione in tal senso dei diritti civili rispetto a quelli sociali. Temi come il lavoro, il welfare, l’istruzione, la salute, che derivano dall’evoluzione del concetto di eguaglianza che è presente nella nostra Costituzione, non possono essere messi in contrasto con quelli che riguardano le libertà della persona: anche perché, come ci ha mostrato l’appello rivolto alla politica da parte di una piccola ma tenace associazione di tutela dei diritti LGBT presente in Abruzzo, spesso alle persone discriminate per il proprio orientamento sessuale sono precluse molte possibilità come quella di rimanere a vivere nelle proprie comunità, perché ostracizzati, isolati, emarginati anche nell’ambito lavorativo oltre che sociale. Perché come ci insegnano le riflessioni sull’intersezionalità, spesso le oppressioni si incrociano, e sessismo, maschilismo, razzismo, omofobia diventano tutte sfumature di una stessa triste realtà che spesso si ripercuote in immobilismo sociale, in impossibilità di trovare occupazione nell’ambito lavorativo desiderato e persino una casa.

Come spesso accade nei tribunali trovano risposte questioni che nell’opinione pubblica sono state recepite, ma che il sistema e il legislatore faticano a formalizzare. Per questo occorre più ascolto, e maggiore iniziativa politica, perché le esigenze di molti e molte diventino la normalità per tutti e tutte.

 

Michele Fina