Nel 97esimo incontro della rubrica di Michele Fina “Dialoghi, la domenica con un libro” l’ospite è stato Francesco Petretti (biologo, regista, professore universitario e scrittore). Si è discusso del suo libro “Lo sguardo invisibile. Storie di simbiosi quotidiana tra uomini e animali” (Edizioni Ambiente, collana Simbiosi).

Per Fina “un libro speciale, pensato e scritto durante il lockdown. Lo sguardo invisibile è la tanta vita che è intorno all’uomo anche quando pensa di essere solo o isolato. C’è anche molto Abruzzo, ad esempio con riferimenti a Fulco Pratesi e altre bellissime pagine sui paesaggi. Il libro è impreziosito anche da disegni fatti durante l’osservazione, realizzati dall’autore stesso che ha l’abitudine di conservare dall’età di dieci anni i taccuini che li contengono. Tra le tante specie che vengono osservate e raccontate dall’occhio del biologo e del naturalista ci sono cani, gatti fino ad arrivare a specie che sono intorno a noi ma che tendiamo a non osservare, perché distratti o incapaci di cogliere questo, appunto, sguardo invisibile che ci osserva”.

Fina ha sottolineato anche la profonda attualità del lavoro di Petretti visto che “l’origine di questa e altre pandemie è legata all’incapacità dell’uomo di costruire un equilibrio con le specie animali. Se ne dice poco, come se l’organizzazione umana sia riluttante a mettersi in discussione a fondo. Questo libro è prezioso anche per questo, per recuperare un approccio giusto con le altre specie animali”.

Per Petretti “dalla pandemia abbiamo imparato che siamo esseri viventi, e quindi dobbiamo rientrare in tutte quelle che sono le leggi della vita, tra cui c’è il rischio dell’infezione, da cui dobbiamo proteggerci con prudenza e la consapevolezza che questi problemi si ripresenteranno”. Sull’Abruzzo: “E’ il luogo dove si possono vedere gli orsi, i camosci, i cervi, i lupi, le aquile reali, gli avvoltoi, di bellissime montagne, dove si osserva una splendida sinergia tra esseri umani e natura, che deve essere valorizzata”.

L’autore ha raccontato la genesi del libro: “Il 10 marzo del 2020 con il lockdown ci fu un evento epocale. Il mio lavoro è raccontare la natura in televisione, ma i necessari spostamenti sono a quel punto diventati complicati. Quindi è venuta l’idea di valorizzare la città, in questo caso Roma, che è anche una città molto verde, ricchissima di natura. Perfino il terrazzo di casa mi offriva delle opportunità per raccontare fatterelli di vita naturale. Mi piace diffondere le informazioni al pubblico più ampio possibile”.

Nel corso del dialogo, rispondendo alle domande di Fina, Petretti ha fornito commenti su alcuni temi affrontati nel libro, come la parte che riguarda le specie aliene che sono, ha detto, “specie che vengono da un mondo lontano che gli esseri umani hanno volontariamente o involontariamente spostato, e che poi si sono naturalizzate, ovvero adattate all’ambiente. E’ accaduto ad esempio con la nutria, il gambero, il pappagallo verde. Di fronte a queste invasioni spesso abbiamo l’istinto dello sterminio ma molte volte è impossibile. Occorrono tre atteggiamenti: non ripetere questi errori, fare in modo che le invasioni non si verifichino attraverso il controllo sul traffico degli animali; mantenere ambienti naturali in cui le nostre specie sono più forti; mettersi l’anima in pace, perché stiamo assistendo all’instaurazione di nuovi equilibri e cambiamenti di biodiversità che non possiamo che accettare”.

Petretti è presidente del Bioparco di Roma, di cui si parla anche nel libro. Nel corso del dialogo ha detto: “Ho visto la storia del Bioparco da quando era un giardino zoologico, e in cui certe situazioni facevano persino male, erano critiche per gli animali. Ci sono stati miglioramenti spinti da movimenti nei quali mi riconosco. Gli animali sono confinati ma non potrebbero vivere in altro modo visto che sono da generazioni allevati dall’uomo, appartengono a una popolazione condivisa. Oggi uno zoo serve a salvare delle specie che non avrebbero possibilità di sopravvivere in natura, ad educare il pubblico attraverso il contatto con un animale vero, alla ricerca scientifica che negli zoo può essere condotta con metodi d’avanguardia e a un ultimo aspetto a cui ho lavorato molto, ovvero la funzione sociale, utile in una fase in cui molte attività e ritrovi sono o sono stati chiusi”.

La registrazione del dialogo è disponibile qui.